domenica 19 novembre 2017

4 Novembre a Pomarance

4 novembre 2017 - Pomarance

Carissimi cittadini, Associazioni, autorità civili e militari qui presenti. Anche in occasione di questo 4 novembre 2017 ci siamo riuniti in questa importante cerimonia per ricordare ed onorare i nostri Caduti di tutte le guerre, per non dimenticare il loro sacrificio. Passa il tempo, ma non passa il dolore per tante vite umane strappate all’affetto dei loro cari dall’assurdità della guerra. E quel dolore, quel sacrificio, quelle sofferenze, non possono essere voltate come si fa di solito con la pagina di un libro. Quel dolore e quelle tragedie rappresentano un patrimonio di straordinaria ricchezza per ciascuno di noi, un riferimento costante a cui guardare nella vita di ogni giorno, nella vita delle istituzioni, affinchè si possano preservare e rinvigorire nel tempo, tutti quei valori che contribuiscono a tener vivo il concetto di sacrificio e di amore per la Patria. Una Patria che ieri come oggi assume per noi un significato imprescindibile dal concetto di libertà, democrazia, rispetto delle leggi e dei diritti costituzionali. Non sembri anacronistico ricordare che siamo qui proprio perché crediamo fermamente nell’idea che la libertà e la democrazia vadano difese anche attraverso la conoscenza della storia e con l’onore che va tributato alla memoria di tante vite umane che hanno reso possibile, con il loro sacrificio, la nascita dell’Italia Repubblicana: unita, libera e solidale. Sì, un’Italia unita e solidale ma oggi pervasa da pericolose spinte autonomiste, indipendentiste, possibile preludio di situazioni che degenerando potrebbero portare ad una progressiva quanto pericolosa  “escalation”, come sta accadendo in questi giorni in Spagna con la Catalogna. La politica ha delle grosse responsabilità in tutto questo per cui, farebbe bene a porsi domande precise sulla propria condotta passata e presente.
C’è un altro messaggio forte e chiaro che giunge a noi dalla Costituzione italiana: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali “. Si dà il caso che venti di guerra soffino ancor oggi da un capo all’altro del globo ma non si può, nel terzo millennio, immaginare la guerra come strumento di risoluzione delle sopra citate controversie internazionali; eppure l’egoismo umano è sempre pronto a dichiarare nuove guerre per realizzare i sogni di potenza. La storia insegna che le guerre non producono vincitori, ma solo sconfitti. In sostanza la guerra non serve a niente, all’infuori di distruggere vite umane, ricchezze economiche, ambientali e culturali, oltre a procurare sofferenza diffusa, miseria, morte. E’ vero, i pretesti per fare una guerra sono sempre tanti: ma sono solo pretesti. Se quanto si spende per fare una guerra, si spendesse per rimuovere le cause delle disuguaglianze, delle povertà, delle ingiustizie nel mondo, si avrebbe un immenso accrescimento in termini di benessere, di pace e di civiltà.
Una ricorrenza come quella di oggi dovrebbe anche essere occasione di studio, di riflessione, di confronto … altrimenti il passato rischia di non aiutarci a comprendere il significato del presente e del nostro ruolo di adulti, di giovani, di politici, di educatori, di responsabili dell’ora presente. Su questo fronte incombono vari rischi: possiamo ricordare quello dell’ignoranza e del disimpegno civico, come se la conquista della libertà e della pace fossero state acquisite una volta per tutte e non rappresentassero, invece, una conquista che si consolida ogni giorno, nelle nostre famiglie, sui luoghi di lavoro, nei luoghi della politica, ovunque si costruisce amore per la vita, per la democrazia, rispetto per gli altri, aiuto per i più deboli. Dobbiamo dunque lasciare che questi importanti riferimenti vengano travolti da un individualismo sempre più dilagante?
Il nostro Paese ha bisogno di ciascuno di noi, ma c’è bisogno soprattutto di non disperdere la lezione della storia e la saggezza dei nostri anziani. Non trascuriamo la loro vita, restiamo un po’ più di tempo con loro, è il ringraziamento più bello verso chi ha lavorato e sofferto per noi. Probabilmente ci farà bene ascoltare dal loro racconto com’era la vita, come si soffriva per la fame e per la guerra. Questo serve a noi certo, ma specialmente alle giovani generazioni, spesso distratte dalle moderne tendenze ma anche sfiduciate dall’idea di dover vivere in uno stato di costante precarietà esistenziale con tutto ciò che la cosa comporta.
Ci sarà sicuramente tempo e modo per riflettere sul fatto di sentirci più responsabili del destino di questa Italia, di questo mondo.
A noi, uomini, donne e giovani del nostro tempo, la responsabilità di costruire e mantenere un mondo di pace, oltre a servire ed amare la Patria con tutto il nostro cuore e con tutte le nostre forze. Solo così onoreremo e ringrazieremo degnamente i Caduti di tutte le guerre.
Concludo con un breve pensiero del poeta Giuseppe Ungaretti: “La guerra rimane comunque, l’atto più bestiale dell’uomo”.

 [Associazione Nazionale Combattenti e Reduci - Sez. di Pomarance]

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