4 novembre
2017 - Pomarance
Carissimi cittadini, Associazioni, autorità civili e militari qui
presenti. Anche in occasione di questo 4 novembre 2017 ci siamo riuniti in
questa importante cerimonia per ricordare ed onorare i nostri Caduti di tutte
le guerre, per non dimenticare il loro sacrificio. Passa il tempo, ma non passa
il dolore per tante vite umane strappate all’affetto dei loro cari
dall’assurdità della guerra. E quel dolore, quel sacrificio, quelle sofferenze,
non possono essere voltate come si fa di solito con la pagina di un libro. Quel
dolore e quelle tragedie rappresentano un patrimonio di straordinaria ricchezza per ciascuno di noi, un
riferimento costante a cui guardare nella vita di ogni giorno, nella vita delle
istituzioni, affinchè si possano preservare e rinvigorire nel tempo, tutti quei
valori che contribuiscono a tener vivo il concetto di sacrificio e di amore per
la Patria. Una Patria che ieri come oggi assume per noi un significato
imprescindibile dal concetto di libertà, democrazia, rispetto delle leggi e dei
diritti costituzionali. Non sembri anacronistico ricordare che siamo qui proprio
perché crediamo fermamente nell’idea che la libertà e la democrazia vadano difese
anche attraverso la conoscenza della storia e con l’onore che va tributato alla
memoria di tante vite umane che hanno reso possibile, con il loro sacrificio,
la nascita dell’Italia Repubblicana: unita, libera e solidale. Sì, un’Italia
unita e solidale ma oggi pervasa da pericolose spinte autonomiste,
indipendentiste, possibile preludio di situazioni che degenerando potrebbero
portare ad una progressiva quanto pericolosa
“escalation”, come sta accadendo in questi giorni in Spagna con la
Catalogna. La politica ha delle grosse responsabilità in tutto questo per cui,
farebbe bene a porsi domande precise sulla propria condotta passata e presente.
C’è un altro messaggio
forte e chiaro che giunge a noi dalla Costituzione italiana: “L’Italia ripudia la guerra come strumento
di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali “. Si dà il caso che venti di guerra soffino
ancor oggi da un capo all’altro del globo ma non si può, nel terzo millennio,
immaginare la guerra come strumento di risoluzione delle sopra citate controversie internazionali; eppure l’egoismo umano è sempre
pronto a dichiarare nuove guerre per realizzare i sogni di potenza. La storia insegna
che le guerre non producono vincitori, ma solo sconfitti. In sostanza la guerra
non serve a niente, all’infuori di distruggere vite umane, ricchezze
economiche, ambientali e culturali, oltre a procurare sofferenza diffusa,
miseria, morte. E’ vero, i pretesti per fare una guerra sono sempre tanti: ma
sono solo pretesti. Se quanto si spende per fare una guerra, si spendesse per
rimuovere le cause delle disuguaglianze, delle povertà, delle ingiustizie nel
mondo, si avrebbe un immenso accrescimento in termini di benessere, di pace e
di civiltà.
Una ricorrenza come quella di oggi dovrebbe anche essere occasione di
studio, di riflessione, di confronto … altrimenti il passato rischia di non
aiutarci a comprendere il significato del presente e del nostro ruolo di
adulti, di giovani, di politici, di educatori, di responsabili dell’ora presente. Su questo fronte
incombono vari rischi: possiamo ricordare quello dell’ignoranza e del
disimpegno civico, come se la conquista della libertà e della pace fossero state
acquisite una volta per tutte e non rappresentassero, invece, una conquista che
si consolida ogni giorno, nelle nostre famiglie, sui luoghi di lavoro, nei
luoghi della politica, ovunque si costruisce amore per la vita, per la
democrazia, rispetto per gli altri, aiuto per i più deboli. Dobbiamo dunque
lasciare che questi importanti riferimenti vengano travolti da un
individualismo sempre più dilagante?
Il nostro Paese ha
bisogno di ciascuno di noi, ma c’è bisogno soprattutto di non disperdere la
lezione della storia e la saggezza dei nostri anziani. Non trascuriamo la loro
vita, restiamo un po’ più di tempo con loro, è il ringraziamento più bello
verso chi ha lavorato e sofferto per noi. Probabilmente ci farà bene ascoltare
dal loro racconto com’era la vita, come si soffriva per la fame e per la
guerra. Questo serve a noi certo, ma specialmente alle giovani generazioni,
spesso distratte dalle moderne tendenze ma anche sfiduciate dall’idea di dover
vivere in uno stato di costante precarietà esistenziale con tutto ciò che la
cosa comporta.
Ci sarà sicuramente tempo
e modo per riflettere sul fatto di sentirci più responsabili del destino di
questa Italia, di questo mondo.
A noi, uomini, donne
e giovani del nostro tempo, la responsabilità di costruire e mantenere un mondo
di pace, oltre a servire ed amare la Patria con tutto il nostro cuore e con
tutte le nostre forze. Solo così onoreremo e ringrazieremo degnamente i Caduti di tutte le
guerre.
Concludo con un breve pensiero del poeta Giuseppe Ungaretti: “La
guerra rimane comunque, l’atto più bestiale dell’uomo”.
[Associazione Nazionale Combattenti e Reduci - Sez. di Pomarance]
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