COMUNICATO STAMPA
Richiamiamo l’attenzione
sulla modifica costituzionale dell’art. 78 sullo ”stato di guerra”
Si è tenuto alcuni giorni fa nei locali del
Comune di Cecina, il coordinamento del Tavolo per la pace. All’ordine del
giorno, 1) una iniziativa del Gas di Casale, 2) il resoconto della
partecipazione di un nostro delegato al recente coordinamento nazionale dell’
Associazione Casa Memoria di Cinisi, 3) l’art. 78 sulla dichiarazione dello
stato di guerra prima e dopo la riforma costituzionale.
La discussione sull’ultimo punto è stata
lunga, animata e costruttiva perché ci ha permesso di sviscerare ed esaminare i
diversi punti di vista. Sono emerse due posizioni, del tutto diverse,
rappresentate dalle associazioni e dai singoli cittadini presenti da una
parte e gli Enti locali dall’altra. La società civile che esprime un dubbio
sulla modifica dell’art. 78 e gli Enti locali che rifiutano tale lettura.
I delegati non istituzionali e le
associazioni presenti al coordinamento hanno espresso preoccupazione sulla
proposta di modifica costituzionale dell’art. 78. Il testo attuale così recita:
“Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri
necessari”. Il testo della riforma modifica questo quadro recitando: “ La Camera dei deputati
delibera a maggioranza assoluta lo stato di guerra e conferisce al Governo i
poteri necessari”.
E’ preoccupante, dicono le associazioni, che
la prevista maggioranza assoluta sia di fatto già assicurata dalla legge
elettorale approvata per l’elezione della Camera dei Deputati, grazie al premio
di maggioranza dato ad un solo partito che può essere una ridotta minoranza del
Paese. In questo modo la dichiarazione di guerra diviene affare esclusivo del
partito di maggioranza relativa che nel futuro non possiamo certo sapere quale
sarà. Manca quindi un contrappeso a tale potere che avrebbe potuto essere
introdotto, ad esempio con l’ottenimento di una maggioranza qualificata (ad
esempio 2/3 dei componenti di Camera e Senato) come nel successivo art. 79
sull’amnistia che è rimasto invariato. La formulazione originale dei
costituenti era stata pensata come una deroga temporanea ed eccezionale e come
strumento ultimo di difesa e non di offesa al principio di ripudio della guerra
sancito dall’art. 11 della carta costituzionale, più volte disatteso.
Ci domandiamo, sottolinea Jeff Hoffman,
coordinatore della bassa val di Cecina, come sia sfuggito, specie nell’attuale
drammatico contesto internazionale, che si renda più facile dichiarare guerra e
auspichiamo che venga posto rimedio nelle sedi parlamentari competenti.
Il coordinatore della Bassa val di Cecina:
Jeff Hoffman 3288077994
I delegati NON istituzionali del Tavolo e le
associazioni presenti
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