Sono tantissimi, numerosi e
coloratissimi. Sono e facce di un pezzo d’Italia che dice no alle
mafie. L’appuntamento è alla Fortezza da basso, nel cuore di
Firenze.
Ad aprire il corteo i familiari delle
vittime innocenti della violenza mafiosa, protetti da un cordone di
scout, attenti a che il tutto possa svolgersi ordinatamente. Dietro
i gonfaloni di Comuni e Province accorsi da tutto il Paese.
C’è il Giglio di Firenze, la città che
ospita la XVIII Giornata della memoria e dell’impegno. Subito vicino
il gonfalone del Comune di Polistena, cittadina della Piana di Gioia
Tauro.
Sventolano i labari di Napoli, Torino,
Chiasso, Certaldo, Niscemi. Il gonfalone della Provincia di Catania
fa lo slalom tra le scolaresche.
Dietro i tanti sindaci, presidenti e
consiglieri, testimoni dell’impegno di una politica radicata nel
territorio contro le mafie, ecco le numerose associazioni. Ci sono i
sindacati, le associazioni studentesche. Le donne della Cisl portano
uno striscione che recita “Non contare, inizia a camminare”. Vicino
a loro il Comitato don Peppino Diana di Caserta, con i tanti
volontari di Libera. Subito dietro i ragazzi dell’Unione degli
studenti ballano al ritmo dei Sud Sound Sistem: “Simmu salentini, di
lu mundu cittadini”.
Gli scout dell’Agesci sorreggono la
bandierona della Pace, quella della marcia Perugia-Assisi, la
porteranno fino allo Stadio Franchi. Il corteo si muove, lungo,
allegro, composto. C’è la “banda degli sfiatati” che fa ballare gli
studenti di Salerno. Ci sono i volontari della Croce Viola, in tuta
arancione a dare la propria testimonianza. Gli insegnanti della Flc
Cgil di Firenze portano lo striscione con impressa una frase di
Gesualdo Bufalino: “Per sconfiggere la mafia serve un esercito di
maestri elementari”.
Firenze è curiosa. Lungo via Venti
settembre sono tanti i passanti che si uniscono al corteo. Tanti
applaudono, i balconi, nonostante il freddo, sono spalancati. La
memoria corre al 27 maggio 1993 quando un’autobomba piombò il
capoluogo toscano nel centro dell’attacco mafioso contro lo Stato.
Fu strage, quella di via dei Georgofili, di cui quest’anno si
commemora il ventennale. Lungo il tragitto vigili, poliziotti,
carabinieri, guardano soddisfatti non nascondendo la commozione per
i tanti colleghi morti nella lotta contro i boss.
Una vigilessa si allontana un attimo
dalla sua postazione. Va ad abbracciare la figlia adolescente che
partecipa al corteo. Tanti gesti di semplicità, quella necessaria
per imporre la legalità contro la violenza mafiosa.
Intanto, lentamente, il corteo
raggiunge lo Stadio Artemio Franchi. Inizia la lettura dei nomi…
Giovanni e Maria Gabriele, Deborah Cartisano, Daniela Marcone, Dario
Montana, Bruno Vallefuoco, Tilde Montinaro, Claudia Loi e tutti gli
altri... con loro centinaia di familiari di vittime delle mafie,
madri, padri, sorelle, fratelli...
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"Siamo a Firenze, citta’ del Rinascimento
e siamo qui anche perche’ serve un rinascimento etico e sociale. Mi
auguro un rinascimento politico. Soprattutto un rinascimento delle
nostre coscienze. Il cambiamento ha bisogno di ciascuno di noi"...
Cosi
oggi Luigi Ciotti da Firenze, dopo il lungo abbraccio dei 150mila,
giunti da tutta Italia, per abbracciare i familiari delle vittime di
mafia e rinnovare impegno contro mafie e corruzione.
“Non uccidiamoli
una seconda volta, non uccidiamoli con la ritualita’, non uccidiamoli
con la mafiosita’ che puo’ annidarsi in ognuno di noi, nelle coscienze
addormentate o addomesticate” – ha aggiunto Ciotti. Dalle responsabilità
della politica, alla quotidianità dell’impegno antimafia, alla necessità
di una più incisiva azione antimafia, a seguire alcuni passaggi
dell’intervento di Luigi Ciotti.
[fonte:
www.liberainformazione.org]
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