mercoledì 20 dicembre 2023
Luci e rumori per la Pace
Noi proviamo ad accendere luci e fare rumore per la Pace, cercando di sovrastare quelli delle guerre. Sperando di scuotere le coscienze di chi non fa il possibile per evitarle o farle cessare....
mercoledì 22 gennaio 2020
Il giorno della memoria a Pomarance
Il giorno della memoria a Pomarance (PI)
Iniziative al cinema e a teatro, spettacolo di Ubaldo
Pantani, dedicato a Gino Bartali.
Pomarance - Tanti appuntamenti rivolti alle scuole e alla
cittadinanza per non dimenticare l'Olocausto e per riflettere sul
significato profondo e attuale della Memoria.
Il tutto attraverso i linguaggi del teatro, del cinema
e delle immagini. E' quanto organizza il Comune di Pomarance in occasione
del Giorno della Memoria, evento internazionale che ricorre ogni anno il
27 gennaio, giorno in cui nel 1945 fu liberato il campo di
concentramento di Auschwitz.
Una Settimana per la Memoria, è questo il titolo
dell'iniziativa in programma dal 26 al 31 gennaio e realizzata in
collaborazione con Anpi, le Sezioni di Montecerboli e Larderello
dell'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, associazione Velo Etruria,
Officine Papage, Cooperativa Larderello Mare, Fondazione di Sardegna, Istituto
Comprensivo Tabarrini e Itis Santucci.
Il programma si apre domenica 26 gennaio alle 17 al
Circolo dell'Associazione Mutuo Soccorso a Montecerboli con “I luoghi dello
sterminio", un incontro sull'Olocausto con proiezione di immagini dei
lager a cura di ANCR sezioni di Montecerboli e Larderello (ingresso libero).
Lunedì 27 gennaio, Giorno della Memoria, si terrà a Larderello un
Cineforum dedicato agli studenti della Scuola Secondaria di Primo Grado di
Larderello. L’incontro sarà curato da Ludovico Antoni, presidente della
Consulta della cultura del Comune di Pomarance. Prevista una visione di un film
sull'Olocausto. Alle 21,15 al Teatro dei Coraggiosi di Pomarance andrà invece
in scena lo spettacolo teatrale Bartali - Il campione e l’eroe di e
con Ubaldo Pantani.
Spazio poi al cinema con una mini-rassegna a tema al
Cinema Florentia a Larderello. Il 28 gennaio alle 21 La notte di San Lorenzo dei
fratelli Taviani (1982). Il 31 gennaio alle 21 La signora dello zoo di
Varsavia, regia di Niki Caro (2017).
La mattina di mercoledì 29 gennaio, al Teatro dei
Coraggiosi di Pomarance andrà in scena, per gli studenti degli Istituti
Tabarrini e Itis Santucci, lo spettacolo teatrale Storia di un uomo magro –
un racconto di e con Paolo Floris.
"Commemorare l'Olocausto, ricordare le vittime
e la storia di quegli anni e del nazifascismo è fondamentale non solo per
conoscere e capire quanto di tragico è accaduto, ma anche per comprendere
l'attualità che ancora oggi è purtroppo piena di massacri, guerre,
intolleranza, episodi di razzismo e xenofobia, affinché certe atrocità non
accadano più - ha detto la sindaca di Pomarance Ilaria Bacci - La
'settimana per la Memoria' promossa dal Comune di Pomarance è una occasione importante
per conoscere, riflettere e sensibilizzare attraverso il cinema, il teatro le
immagini che raccontano storie di donne e uomini vittime di atti di
disumanizzazione. Attraverso la cultura e la conoscenza, da veicolare anche con
il linguaggio dell’arte, si può sperare in un cambiamento per il futuro".
martedì 21 gennaio 2020
Dalle crisi globali alle soluzioni locali
Dalle crisi globali
alle soluzioni locali
Sappiamo come la crisi climatica,
che è un aspetto della più generale questione ambientale, sia legata al modello
economico e culturale dominante. Sappiamo anche che è necessario un cambiamento
strutturale perché a rischio è il futuro dei nostri figli.
I grandi ecosistemi terrestri sono
stati destabilizzati e i conflitti per le risorse non rinnovabili rischiano di
degenerare in conflitti militari su scala globale. La nostra stessa sopravvivenza
è minacciata. Nonostante la gravità della
condizione umana, osiamo sperare considerando questo nostro tempo come una
grande sfida. Una sfida che desideriamo raccogliere e trasformare in
opportunità evolutiva per la specie umana.
Cerchiamo insieme le vie della
costruzione di un nuovo modello di società e di economia, una società basata
sulla giustizia, sull’inclusione, sul rinnovabile e sostenibile. Si tratta di
adottare sistemi energetici per la produzione, il trasporto, il riciclaggio,
rispettosi dell’ambiente, della vita umana ed animale mentre si costruisce una
rete sociale solidale, rispettosa e partecipata tra gli abitanti delle
comunità.
Esistono già molti esempi nel
mondo dove si sperimentano modalità inedite in grado di affrontare le emergenze
e le sfide del presente. Tra questi, di particolare rivelanza, è l'esperienza
delle Transition Towns.
Essa ci propone una strategia
evolutiva perfettamente praticabile che fa pace con la natura di cui siamo
parte.
Quando un piccolo gruppo di
persone condivide un'idea e la motivazione a realizzarla, spesso si catalizza
una nuova consapevolezza che è già parte integrante del cambiamento desiderato.
giovedì 19 dicembre 2019
Gli occhi
Gli occhi…
di Martina Randazzo
Siamo trecento. E no, non
c'è posto per tutti. Stiamo ammassati gli uni sugli altri, senza la possibilità
di muoversi, di sgranchire le gambe, ormai da quattro giorni. Questa mattina ho
assistito impotente alla quarta inesorabile alba e il sole è tornato a
bruciarci la pelle, anche se sembra volere incendiare fino alle interiora. Non
mi immaginavo che avrei dovuto sopportare di nuovo tutto questo quando ci siamo
imbarcati a Zuara, in quella calda e angosciante notte di agosto, con ancora le
immagini del centro di detenzione di Dhar-el-Jebel impresse nella mente e negli
occhi.
Devono sembrare davvero
stanchi i miei occhi adesso, a malapena riesco a tenerli aperti per il bruciore
del sale sulle ciglia che ho ricevuto con le onde durante la notte.
Ne hanno viste tante, i miei occhi scuri come la pece.
Ripenso alla guerra in
Eritrea, che sembrava non finire più, dopo anni e anni di paura costante giorno
e notte di venire uccisi e perdere tutto quello che si ha. Vivevo con la mia
famiglia e nessuno nel mio paese sapeva il motivo della guerra, o chi la stesse
combattendo. Mi deportarono in Libia il giorno stesso in cui casa mia fu rasa
al suolo e i miei cari uccisi perchè la linea di confine si era spostata, e non
potevamo permetterci esitazioni nel lasciare tutto quello che avevamo con
fatica costruito. Non potevamo permetterci esitazioni nel vedere la nostra casa
distrutta per colpa di una stupida e inutile guerra. lo ero a prendere l'acqua
alla fonte a due ore di cammino, con la mia sorellina minore, che non è
arrivata viva al centro.
Di lei non ho neanche un
ricordo materiale, una foto.
Dopo ore e ore di
estenuante viaggio nel retro di un furgone, sono arrivata sola al centro di
detenzione i Dhar-el-Jebel. Si, in un centro di detenzione, perchè io e altri
compaesani a me sconosciuti siamo stati obbligati a convivere per cinque anni
con criminali di tutti i tipi, come stupratori, violentatori e pedofili, solo
per fare alcuni esempi, con l'unico crimine commesso di vivere in una zona di
guerra. Con ancora le immagini di casa mia distrutta, dei volti dei miei cari
tumefatti e gonfi per le botte inflitte senza pietà dai soldati per farli stare
zitti e non creare problemi, con le immagini del mio paese distorte a causa
delle lacrime che mi solcavano silenziosamente il viso e del corpo senza vita
della mia sorellina minore gettato sgraziatamente in una fossa comune, ho
vissuto per cinque anni con il terrore che accadesse di nuovo, di perdere
ancora una volta tutto quello che avevo, quel poco che mi era rimasto: la mia
brandina sgangherata, i miei "vicini di letto" con cui ogni tanto
avevo il coraggio di azzardare due parole, il vestito di mia madre, unico
ricordo materiale di casa, che indossavo al momento dell'arrivo, e l'unica cosa
che mi dava la forza di andare avanti giorno dopo giorno, il mio fidanzato. E'
morto durante il tragitto, stremato dalla fatica e dal caldo e dalla malattia
che aveva contratto gli ultimi giorni prima della nostra fuga dal centro di
detenzione, di cui nessuno sembrava essersi curato più di tanto. Una malattia
letale e dolorosa: mi era stato detto che si era ammalato di ebola.
L'unica speranza che mi
ha convinta a continuare il viaggio fino ad adesso senza di lui è suo figlio,
che ancora porto in grembo, su questo barcone pieno di feci e carne umana
malata, circondata da sofferenza e corpi tremanti e malnutriti, stremati almeno
quanto il mio. Ho deciso di provare a dare a mio figlio il futuro che io non
potrò avere a causa di quello che ho vissuto, dei fantasmi del mio passato,
delle immagini che per sempre mi tormenteranno il sonno e mi freneranno
dall'essere felice senza tutte le persone che ho perso e che ho amato con tutta
me stessa, anche se il mio amore non ha potuto niente contro la crudeltà e la
brutalità dell'uomo.
Su questo barcone non
sono stata trattata meglio di altre donne, nonostante io debba sfamare due
corpi, nonostante io debba rimanere in vita anche per un altro esserino che si
sta formando dentro di me. Invece sono stata vittima dei peggiori
maltrattamenti e non mangio ormai da due giorni, perchè i miei
"compagni" di sventura pensano che sia uno spreco darmi del cibo, in
quanto sono certi che morirò prima degli altri. Sono veramente sola, su questa
barca circondata da mare a perdita d'occhio, senza nessuno a cui affidarmi,
senza braccia tra le quali ripararmi o alle quali chiedere affetto.
Si avverte adesso un
rumore di ingranaggi, violento e forte, sotto di noi. Nessuno capisce, i
bambini, quelli che ancora sono rimasti in vita, urlano, si divincolano,
strillano fino a perdere il fiato, come se sapessero cosa ci aspetta. Gli
scafisti ci urlano contro che siamo troppi, che non sopravviveranno a causa
nostra. Ho veramente paura. Gridano l'uno all'altro tra di loro che devono
alleggerire il barcone o nessuno sopravviverà. Uno di loro prende la decisione
che questo lato è il più affollato, e che bisogna alleggerire la barca. Bisogna
alleggerire la barca.
Senza neanche rendermene
conto mi ritrovo presa per gli arti e tirata su, di peso, delle mani forti mi
stringono e mi fanno male, fino quasi a togliermi il sangue dalle vene o
rompermi i tendini. Il cuore sembra esplodere di battiti dentro il mio esile
petto. Sento il vuoto sotto di me: sto precipitando in mare. E' fredda l'acqua,
gelida sulla mia pelle bruciata dal sole: adesso mi entra nei polmoni e non
riesco a respirare, non riesco a tornare sul barcone, nessuno mi aveva
insegnato a nuotare, non sarebbe mai servito in Eritrea. Senza forze,
abbandonata da tutti e poco cosciente, vedo, contro la luce del sole, il
barcone che sembra piovere corpi inermi come il mio: nessuno sa nuotare, non
sarebbe servito saperlo al nostro paese natale, a cui ci hanno brutalmente
strappato.
Contro la luce del sole
vedo poi il barcone stesso rivoltarsi e tutti, tutti, tutti cadere in mare. Le
sottospecie di esseri umani, ormai privati della loro umanità, che mi hanno
provocato i lividi che ho sul corpo, che mi hanno sacrificata senza pietà per
la loro sola sopravvivenza, adesso sono nella mia stessa condizione, sono
sommersi da litri e litri di acqua salata che brucia gli occhi, le ferite e i
polmoni. Moriranno tutti, nelle acque del Mediterraneo, come moriremo io e mio
figlio, annegati per un fato avverso non voluto da noi ma dagli scafisti,
inumane bestie che hanno voluto mettere a rischio anche la loro stessa vita per
il piacere del lucro. Nella mia mentalità di ragazza, di donna, di quasi mamma,
nei miei occhi stanchi per tutto quello che hanno visto e subìto, tutto questo
è insensato e scellerato; vedere i miei esecutori e compagni di viaggio
trascinati giù dal barcone che precipita negli abissi è ancora più crudele,
perchè non riesco ad odiarli per aver deciso consciamente di togliermi la vita.
Penso questo, mentre
l'acqua mi riempie i polmoni fino a farli scoppiare e vengo trascinata nel buio
anche io, mentre le mie lacrime amare non solcano più il mio viso e si
confondono con il sale. Chissà chi ha veramente deciso per me e per mio figlio
questo destino, senza darci la possibilità di vedere la bellezza della vita, di
vivere con occhi diversi, con occhi nuovi, questa sofferenza del vivere che non
sembra la peggiore se vista da chi se ne sta andando ed è stato privato di
averla.
Avrei solo voluto
concederti di conoscere quanto è bello vivere, svegliarsi ogni mattina senza il
terrore di morire, figlio mio.
Avrei voluto concederti
un futuro, una vita diversa dalla mia, invece stai morendo come tua madre.
Mi dispiace.
Martina Randazzo
martedì 17 dicembre 2019
Teatro di nascosto
Teatro di Nascosto, un incontro di popoli
"Per il Festival 2019 ospiti dal Kurdistan, Iraq, Palestina, Siria e Yemen, così come da Inghilterra, Olanda, Belgio, Germania e altri paesi europei.
Per l'ultima edizione del Festival Internazionale del Teatro di Nascosto sono arrivate 23 persone dal Kurdistan, Iraq, Palestina, Siria, Yemen e altri ancora da Inghilterra, Olanda, Belgio, Germania "Un’ondata di vita, racconti, incontri, spettacolo, film e musica...
- raccontano con soddisfazione Annet Henneman e Eunice Buresta. I primi due giorni dedicati alle scuole superiori di Volterra e Pomarance, e poi via con un programma fitto, la mattina con film e conferenze nel Cinema Centrale e il pomeriggio nella bellissima Sala del Consiglio del Comune di Volterra".


E' stata importante la collaborazione con Tra i Binari di San Miniato, Francesco Mugnari e Marina Capezzone in speciale".
mercoledì 20 novembre 2019
Assemblea generale
Assemblea Generale del Tavolo per la Pace. Ospite Giulietto Chiesa.
Continuiamo il nostro lavoro, iniziato quasi 20 anni
fa, per diffondere cultura di pace e non violenza, integrazione, legalità e
rispetto dei diritti umani, e che mai come ora è tanto necessaria, in un quadro
mondiale in cui i conflitti non sono certo diminuiti.
Ci informerà di questo il nostro gradito ospite, il
giornalista (ex RAI, ora ricercatore indipendente) Giulietto Chiesa, direttore
di Pandora TV.
Avremo con noi anche Annet Henneman, attrice e
regista del Teatro di Nascosto di Volterra che è la nostra “Ambasciatrice di
Pace nel mondo”. Annet infatti, puntualmente, ci racconta dal vivo ciò che
vedono i suoi occhi e sentono le sue orecchie nei teatri di guerra del Medio
Oriente, dove spesso si reca, cercando, con il suo Teatro Reportage, di
togliere un po’ di disperazione dai cuori di tanti giovani che la pace non
hanno mai conosciuto.
Quella del Tavolo, è una esperienza di
partecipazione, dichiara Jeff Hoffman, coordinatore uscente della Bassa val di
Cecina che serve a stimolare e facilitare la collaborazione tra società civile
e Istituzioni, attraverso un percorso di confronto e di dialogo sui temi della
pace. Approveremo il nuovo documento programmatico, conclude Camilla Sguazzi,
coordinatrice uscente dell’Alta val di Cecina, che ci servirà da punto di
riferimento per il lavoro futuro: informazione alternativa, nuovo equilibrio mondiale, difesa e attuazione della
Costituzione italiana, tematiche etico-ambientali, disarmo, conflitti e
migrazioni, ponti non muri, difesa dei diritti umani e civili, riutilizzo a scopo
sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Su questi temi la priorità é il lavoro con le scuole, perché crediamo
che i soggetti privilegiati per il loro ruolo permanente
nella società, siano proprio i giovani
e le scuole. Le associazioni e i
cittadini sono invitati a partecipale.
Il
coordinatore della Bassa val di Cecina : Jeff Hoffman cell. 3288077994
La
coordinatrice dell'Alta val di Cecina: Camilla Sguazzi cell. 3285438343
Per
informazioni:
Segreteria
Tavolo per la Pace della val di Cecina
Comune
di Castagneto Carducci (LI) Via della Repubblica 15/A piano 1°
Tel.
0565 778276 - Fax 0565 763845 cell. 333 2526023
lunedì 21 ottobre 2019
Giornata per la Pace
Dalla marcia mondiale per la Pace alla giornata per la
pace e la nonviolenza in Val di Cecina, il passo è breve
Parte da
maggio/giugno 2020 la camminata per la
Pace e della Nonviolenza in val di Cecina.
L’idea nasce dal
Comune di Castellina M.ma (PI) che ha votato all’unanimità una delibera, per
indire “La giornata della Pace e della nonviolenza”. La proposta è
stata accolta con entusiasmo dal coordinamento del Tavolo per la pace della Val
di Cecina.
Lo scopo è quello
dare concretezza ai temi legati alla Pace e per il primo anno si svolgerà
interamente nel comune di Castellina M.ma. L’auspicio è quello di coinvolgere
tutti i comuni della Val di Cecina che fanno parte del Tavolo per la Pace, e farla diventare una
piccola marcia per la Pace
congiungendo un comune a un altro. “Ogni
anno intitoleremo la giornata con un tema che approfondiremo durante le soste ”
spiegano Rocco Pompeo (ideatore dell’iniziativa e responsabile del centro studi
nonviolenza di Livorno), e Fulvia Vetturini, assessore alla cultura del comune
stesso.
La promozione e
l’organizzazione è affidata al centro studi nonviolenza con la collaborazione
del Tavolo Per la Pace.
Gran parte dei comuni del territorio si sono già dichiarati
interessati a partecipare attivamente ed a votare una delibera simile. Per poter
coinvolgere gli istituti scolastici abbiamo individuato la data della domenica
31 maggio.
Il coordinatore della Bassa val di Cecina : Jeff Hoffman
Segreteria Tavolo per la Pace della val di Cecina:
Comune di Castagneto Carducci (LI) Via della
Repubblica 15/B
Tel 0565 778276 - Fax 0565 763845 cell. 3332526023
E-mail: pace@comune.castagneto-carducci.li.it
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/groups/tavoloperlapace/
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