Addio a Luciana, madre
coraggio di Ilaria Alpi
E’ morta Luciana Alpi, madre della giornalista Ilaria Alpi, assassinata in Somalia il 20 Marzo del 1994 insieme all’operatore
Miran Hrovatin;
la signora Alpi ha lottato sino alla fine dei suoi giorni per ottenere un
brandello di verità che facesse luce sulla morte della figlia.
Luciana Alpi era nata a Brescia il 3 Agosto del 1933, si è spenta
il 12 Giugno del 2018 a
distanza di cinque giorni dall’udienza per la richiesta di archiviazione sul
caso Ilaria Alpi; nell’ultima udienza la Procura di Roma ha chiesto
l’archiviazione del caso alla luce dell’udienza preliminare che si è tenuta il
17 Aprile scorso. La Procura aveva richiesto ulteriore tempo per decidere il da
farsi alla luce di nuovi documenti risalenti all’anno 2012: la documentazione
tratterebbe di intercettazioni tra cittadini somali che parlerebbero
dell’omicidio della giornalista, il faldone è stato trasmesso dalla procura di
Firenze a quella di Roma.
Venerdì scorso è stata richiesta l’archiviazione in quanto i
documenti sono stati ritenuti irrilevanti; sarà il Gip a decidere se continuare
le indagini oppure far cessare del tutto l’attività investigativa e archiviare
il caso Alpi come uno dei tanti misteri italiani. Nel frattempo i genitori di
Ilaria Alpi si sono spenti entrambi.
Il caso Alpi dura da 24 anni, tra depistaggi, falsi colpevoli e
processi che non hanno portato a nulla. In questi 24 anni la memoria di Ilaria
Alpi è stata custodita dal padre e dopo la sua morte dalla madre, la signora
Luciana che in molti casi si sono sostituiti agli investigatori visto che hanno
intrapreso ricerche in proprio che hanno prodotto una mole di documentazione,
consegnata alla commissione bicamerale d’inchiesta sulla cooperazione con i
Paesi in via di sviluppo.
La commissione non ha concluso nulla e non è nemmeno arrivata alla
stesura di una relazione a causa dello scioglimento anticipato delle camere;
commissione che aveva il compito di verificare l’uso dei fondi della
cooperazione nella quale erano emersi problemi di malaffare. Tra i Paesi nella
quale l’inchiesta si sarebbe dovuta sviluppare vi era anche la Somalia dove vi
erano stati dei progetti già realizzati come la strada Garoe-Bosaso, pozzi e
navi della Shifco il cui titolare era Omar Said Mugne (trafficante) e sugli
appunti della Alpi sono stati ritrovati delle frasi molto esplicative:
“Shifco/Mugne/1400 miliardi/dove è finita questa ingente mole di denaro?”.
Nell’ultima audizione è stata ascoltata l’intervista di Ilaria
Alpi al sultano di Bosaso, Bogor; è un’intervista che dura una ventina di
minuti ma dalle stesse parole del sultano si è saputo che l’intervista è durata
più di tre ore, testimonianza che è stata messa a verbale dalla commissione
d’inchiesta sul caso Alp-Hrovatin. Nel corso dell’intervista Ilaria Alpi chiede
al sultano della nave che è stata sequestrata dal trafficante Mugne e degli
scandali della cooperazione. L’intervista viene effettuata il 15 Marzo del
1994, il 20 Marzo Ilaria e Hrovatin vengono ammazzati in un agguato, la stessa
Alpi e Hrovatin avevano già visitato la strada Garoe-Bosaso dove con molta
probabilità erano stati sepolti barili di rifiuti tossici.
I signori Alpi sin dall’inizio avevano capito che non vi erano
tutte le intenzioni di far luce sull’accaduto ed è per questo che hanno
iniziato delle indagini personali; che le intenzioni fossero del tutto
evanescenti si è capito quando sul corpo di Ilaria Alpi non è stata effettuata
nemmeno l’autopsia, limitandosi ad un superficiale esame esterno del corpo.
Stando alle dichiarazioni di Luciana Alpi si legge che: “Un
funzionario cimiteriale ci disse che Ilaria non poteva essere tumulata perché
non era stato riconosciuto il suo corpo. Ci chiesero se volevamo andare a fare
il riconoscimento, ma noi preferimmo non andare […] ci avevano detto che il
corpo era martoriato e allora io e mio marito abbiamo pensato che volevamo
ricordarla come il giorno in cui è uscita da casa nostra. Andarono mio fratello
e mio cognato a riconoscere il corpo. Quando tornarono, ci dissero che il corpo
di Ilaria era integro e aveva solamente la testa fasciata”.
E’ il momento in cui i coniugi Alpi iniziano a diffidare delle
istituzioni ed iniziano una battaglia personale, in cui emerge la mancanza di
documenti medici, si scopre che mancano degli oggetti di Ilaria; inoltre, si
viene a scoprire che l’agguato potrebbe essere stato ripreso da un satellite
militare statunitense. Dopo varie trattative intraprese, i genitori riescono ad
avere la conferma che il satellite si trovava sul posto dell’agguato, ma
dell’immagine nessuna traccia. Questi ed altri misteri avvolgono la morte di
Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, come quello del falso colpevole, Hashir Omar
Assan, condannato a 26 di carcere di cui 17 scontati da innocente. Innocenza
alla quale hanno sempre creduto i signori Alpi che non si sono mai
accontentati, sino agli ultimi giorni della loro vita, delle verità di comodo
preconfezionate.
[Sebastiano Lo Monaco - www.ilfarosulmondo.it]