Per “I Partigiani d’altra sponda”
L'Anniversario della liberazione viene festeggiato il 25 aprile di ogni anno e rappresenta un giorno fondamentale per la storia d'Italia: la fine dell'occupazione nazista ed il termine del ventennio fascista.
Convenzionalmente fu scelta questa data, perché il 25 aprile 1945 fu il giorno della liberazione di Milano e Torino.
La Resistenza affonda le sue radici nell’antifascismo, nel periodo del suo avvento negli anni 20, anche se convenzionalmente viene collocata nel periodo 8 Settembre 1943 (armistizio di Cassibile) – 25 Aprile 1945.
La storia della liberazione della Sicilia ha invece una collocazione storica e connotati diversi: cominciò con “l’operazione HUSKY”: con lo sbarco in Sicilia degli Anglo-Americani 9-10 Luglio 1943 a Gela e Siracusa.
I siciliani emigrati si ritrovarono improvvisamente con le famiglie risucchiate al di la del fronte della guerra, impossibili da raggiungere, mentre i nazifascisti si spostavano verso nord, consumando gli eccidi più efferati della guerra.
Una liberazione con “connotati diversi” perché fu concordata dagli Anglo-Americani con “cosa nostra” fin dallo sbarco ed ancora prima: accordi preliminari tra rappresentanti del governo USA e chi aveva il potere di influenzare favorevolmente la popolazione allo sbarco: LA MAFIA.
(Fonte notizie: relazione della commissione parlamentare antimafia - 1976).
(Fonte notizie: relazione della commissione parlamentare antimafia - 1976).
Il gangster italo-americano Lucky Luciano, che stava scontando 15 anni di carcere, su incarico dell’O.S.S. (servizio di intelligence USA), attivò una fitta rete di contatti tra "cosa nostra" U.S.A. e Boss Siciliani: la storia ci racconta che il Gen. Patton con le sue truppe raggiunse Palermo in soli 7 giorni ed occupò la Sicilia in 38 giorni, ma racconta pure che l’O.S.S. diede vita ad un’operazione parallela allo sbarco: “l'operazione underworld” nell’isola di Favignana, per liberare dal carcere i boss mafiosi detenuti.
In pochi giorni 850 uomini d’onore furono arruolati fra le truppe alleate, fra questi venne arruolato come ufficiale di collegamento del cosiddetto "mafia circle", Michele Sindona ed un certo Licio Gelli; ben 62 di loro diventeranno sindaci di comuni siciliani nel 1946, mettendo di fatto una pericolosa ipoteca sul futuro dell’isola. (per chi volesse approfondire consiglio: questo sito)
Per i suoi servigi Lucky Luciano venne graziato dagli americani, nel 1946 tornò a Napoli alla fruttuosa attività di contrabbando di sigarette e traffico di eroina.
Sarebbero questi i partigiani d’altra sponda? NO! Tutt’altro!
Partigiano d’altra sponda,
ho conosciuto mafiosi, anziché fascisti,
la differenza non era poi molta:
stesse indicibili violenze,
stesso sistema di paura
stessa scientifica teoria del silenzio,
stesso teschio come simbolo.
Sempre col vecchio dilemma
se rispondere allo stesso modo
o se scegliere la non–violenza,
se subire l’esercizio del ricatto
e sperare nella protezione dello stato
oppure organizzare passaggi di lotta armata.
Nella teoria del rosso si amalgamano le arance,
i gelsi, il melograno, il pomodoro, il sangue.
Ogni giorno trangugi la bibita e ti predisponi all’assuefazione.
Nei casi di ordinaria eversione c’è l’emarginazione
per la scheggia impazzita c’è l’eliminazione.
[Salvo Vitale]
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La Resistenza e la lotta di liberazione dei “partigiani d’altra sponda” è cominciata molto tempo prima: come lotta di classe per la liberazione dalla schiavitù del latifondismo, dando vita alla fine dell’800 al più grande movimento contadino europeo: i "fasci siciliani", movimento popolare di rivolta contro la nobiltà ed il latifondo difesi con le armi da “Gabelloti e Campieri” progenitori della Mafia.
108 morti negli scontri fra il 1893 ed il 1894 nella repressione armata dello Stato a difesa della nobiltà e del sistema feudale sopravvissuto all’Unità d’Italia.
Fu lunga anche la serie di morti e di oppositori al regime fascista: l’Italia ricorda in quegli anni Giacomo Matteotti (1924), Antonio Gramsci (1937), il cervello a cui si voleva impedire di pensare.
In Sicilia Bernardino Verro (Sindaco di Corleone); Nicola Alongi…
Ma se con il 25 aprile 1945 si concludeva la resistenza con la liberazione dell’Italia dall’occupazione nazi-fascista e da li a poco, gli orrori della secoda guerra mondiale, in Sicilia si continuava a morire (Niccolò Azzoti, 1946…): una lunga serie di Sindacalisti, capi popolo, contadini, che hanno proseguito la lotta del movimento contadino fino alla strage di Portella delle Ginestre (1° maggio 1947), ma anche dopo: Accursio Miraglia 1947, Placido Rizzotto 1948, Peppino Impastato, Pio La Torre… fino ad arrivare ai nostri giorni: i “Partigiani d’altra sponda” uccisi dalla mafia sono oltre 1000…. una resistenza che non è mai finita, che non ha ancora conosciuto il suo "25 aprile".
Portella delle Ginestre: la prima strage di Stato dell’Italia repubblicana (1 maggio 1947), rappresenta sicuramente l’anello di congiunzione e la continuità (se mai ce ne fosse sato bisogno), fra la resistenza partigiana per la liberazione dal nazi-fascismo e la resistenza dei “partigiani d’altra sponda” per la liberazione dall'oppressione mafiosa. Ma su questa strage (ufficialmente) non è dato sapere di più: un vergognoso “segreto di Stato” copre ancora la verità su ciò che accadde il 1° maggio 1947 in Sicilia. Tanti gli interrogativi, fra tutti: perché armi in dotazione al battaglione 10° MAS della R.S.I. hanno sparato in Sicilia contro uomini, donne e bambini inermi in un periodo di pace?
La mafia non è certo un fenomeno d’altri tempi: complicità, connivenze, silenzio, sottosviluppo, hanno reso vano il sacrificio di chi l’ha contrastata compiendo il proprio dovere istituzionale (Magistrati, Forze dell’ordine) e di chi nella società civile si è impegnato con la Politica, con l’informazione e come semplice cittadino pagando con la vita, non solo il compimento del proprio dovere ma il semplice difendere la propria dignità di uomini liberi: proprio come veri partigiani…
Ecco perché questo 25 aprile deve essere vivo e non durare solo l’arco di un solo giorno!
Ecco perché deve parlare con un’unica voce: quella della della libertà, della legalità e della partecipazione.
Ieri i partigiani lottavano per la liberazione dal nazifascismo, oggi quel testimone lo hanno raccolto quanti si impegnano nella lotta contro la mafia compiendo il proprio dovere Istituzionale, come politici e come semplici cittadini.
Le radici della Resistenza sono proiettate nel futuro: il 25 Aprile non deve essere il cullarsi in un sentimento di romantica nostalgia, ma proseguire nel cammino intrapreso dai partigiani, che oggi significa tradurre la lotta antifascista in un’opposizione intransigente alle mafie.
Ogni anno puntualmente si sente dire che "chi commemora il 25 Aprile è di parte…."
E’ vero! Tutti quelli che commemorano il 25 Aprile e rinnovano la memoria, l’impegno con forza ed orgoglio sono di parte: della parte nella quale dovrebbero stare tutti quelli che si battono per la legalità, per i diritti, per la pace, per la giustizia e per la dignità umana!
Essere da quella parte oggi significa rafforzare lo spirito democratico per contrastare la criminalità: più fragile è la democrazia, più forti sono le mafie.
Questo non bisogna dimenticarlo proprio in questo momento dove la politica è quanto mai debole ed autoreferenziale.
Oggi bisogna trovare tutti insieme la forza ed il coraggio per restituire all'Italia quel profilo di affidabilità e credibilità nei valori di libertà e di democrazia, su cui si fonda la nostra Costituzione!